Apple perde contro Corellium, la startup che aveva creato un clone di iOS
Il Tribunale Federale della Florida ha recentemente respinto le accuse di Apple contro la startup Corellium per violazione di copyright sul celebre sistema operativo iOS. Si chiude così, per il momento, lo scontro legale avviato dall’azienda di Cupertino nell’agosto 2019. In particolare, Corellium aveva sviluppato un software di emulazione in grado di ricreare una copia perfetta dell’ambiente operativo iOS su qualsiasi dispositivo.
Corellium si è sempre difesa sostenendo che il sistema di emulazione sarebbe utilizzato principalmente per testare eventuali vulnerabilità di sicurezza del sistema operativo sviluppato da Apple e non rappresenterebbe un possibile sostituto dell’iPhone.
Nella sentenza in parola, il giudice Rodney Smith ha quindi accolto le domande di Corellium, sostenendo che le accuse di Apple non sarebbero ammissibili e che i servizi di emulazione e virtualizzazione offerti dalla startup ai propri clienti sono perfettamente legittimi in quanto guidati da una logica di “fair use”, ovvero di un uso corretto di materiali pur coperti da copyright.
Acquari e cabine telefoniche: c’è diritto d’autore?
In una recente sentenza l’Osaka High Court ha affrontato un caso molto interessante in tema di copyright relativo alla c.d. “goldfish phone booth”. In particolare, nel dicembre 2000 Nobuki Yamamoto, un artista giapponese, realizzava una particolare opera denominata “goldfish phone booth”. Undici anni dopo, l’organizzazione studentesca “Goldfish Club” creava un’opera simile esponendola al Parco Nakanoshima di Osaka. Riportiamo di seguito le due opere (a destra quella originale e a sinistra quella di nuova realizzazione.
Nel 2018, Nobuki Yamamoto decideva di intentare una causa per violazione di intellectual property dinanzi al Tribunale distrettuale di Nara. La controparte si difendeva sostenendo l’assenza di originalità dell’opera di Yamamoto. Dopo un primo grado sfavorevole all’artista, l’Osaka High Court parrebbe avere completamente ribaltato la sentenza del Tribunale, pronunciandosi a favore della violazione di diritto d’autore. La sentenza della Corte, infatti, non è stata ancora pubblicata ma l’artista avrebbe già dichiarato l’esito a sé favorevole.
Il Tribunale di Roma sulle video sharing platform
Con due sentenze del medesimo tenore, il Tribunale di Roma si è espressa in materia di video sharing platform all’inibitoria e violazione di intellectual property. In particolare, con sentenze “gemelle” del 20 e 22 gennaio 2021, rispettivamente numeri 1049 e 1194, il Tribunale ha accolto le domande di Reti Televisive Italiane S.p.A., di inibitoria e risarcimento del danno, relativamente alla violazione dei diritti d’autore dalla stessa detenuti su numerosi brani audiovisivi messi a disposizione del pubblico, senza autorizzazione, attraverso due video sharing platform.
Sulla scorta della giurisprudenza europea e della recente sentenza della Cass.-Sez.-I-Civ.-19-marzo-2019-n.-7708, secondo cui è necessario verificare caso per caso, in concreto, la posizione dell’hosting provider rispetto alle violazioni dedotte in causa, il Giudice ha in entrambi i casi accertato come i gestori delle piattaforme convenute abbiano “perso” la propria qualità di soggetti neutri e passivi, avendo operato “forme di intervento volte a sfruttare i contenuti dei singoli materiali memorizzati dagli utenti, operando in generale sotto le forme del controllo, della conoscenza e della profilazione dei dati e in maniera non autorizzata”.
Il team di Intellectual Property di SGP è a vostra disposizione per ogni chiarimento.